PROGETTI | NOTIZIE | HANDYWEB | FORUM | LINK | CONTATTI | AGENDA |
|
Reggio Calabria 21/04/01
IL
PUNTO DI VISTA DEI GENITORI SUI
TEMI DELLA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI
Spunti di riflessione
Dopo la telefonata di Giampiero Griffo, Presidente Europeo di Disabled
Peoples’ International, che
m’invitava a riflettere e testimoniare sulla violazione dei diritti umani
dei familiari delle persone disabili, ho cominciato a guardarmi attorno con più
attenzione, nel tentativo di individuare episodi di discriminazione o di
mancato riconoscimento dei diritti.
Il fatto di condividere esperienze di sofferenza, ma anche di lotta,
spesso ci fa vivere in una dimensione irreale, nella quale esistiamo noi ed i
nostri figli, mentre gli “altri” sono solo uno scomodo ma necessario
completamento.
Così ho scoperto, spulciando tra i casi che giungono allo Sportello
Informativo Handicap dell’A.GE.DI., partecipando alle riunioni degli
operatori del Servizio di Assistenza Ausiliaria, nelle riunioni tra
genitori e con le istituzioni, che, forse, diamo per scontati, procedure e
interventi, che altrimenti meriterebbero maggiori approfondimenti.
Di episodi di questo genere ne abbiamo raccolti, solo allo sportello
informativo, almeno un centinaio. Solo nell’ultimo mese nella provincia di
Reggio Calabria, abbiamo registrato ben cinque situazioni di palese violazione
dei diritti umani.
Ne citiamo alcuni tra i più rappresentativi:
- Un genitore di Locri si è rivolto alla segreteria della commissione
medica per l’accertamento dell’invalidità, per chiedere ragione degli
enormi ritardi nella convocazione a visita. Gli è stato risposto che dovevano
dare la precedenza agli anziani, che rischiano di morire prima di vedere
riconosciuti il loro diritto all’assistenza economica;
- Probabilmente l’applicazione delle leggi, per i disabili e le loro
famiglie, è direttamente proporzionale alla distanza da Roma: infatti, una
lentezza esasperante caratterizza l’aggiornamento alle ultime normative dei
livelli burocratici degli enti. Questo, unito alla mancata diffusione delle
informazioni ha portato molti genitori a pagare tasse non dovute sulla
proprietà di autoveicoli. Probabilmente
le Associazioni non hanno raggiunto tutti i familiari che avrebbero potuto
essere esentati dal pagamento di quella tassa ed oggi, non solo noi
dell’Associazione abbiamo dovuto imbastire un servizio di consulenza per
fare recuperare il denaro speso, ma non siamo riusciti ad individuare un
responsabile della Regione cui fare riferimento per chiederne il rimborso.
Alla mancata diffusione dell’informazione, si aggiunge l’inadeguatezza
degli uffici regionali di rispondere alle richieste dei familiari di disabili
gravi.
- Altri episodi drammatici si registrano nella scuola, dove avviene
troppo spesso che gli insegnanti di sostegno siano utilizzati come supplenti
dai dirigenti scolastici. Una denuncia circostanziata è stata presentata alla
Magistratura in seguito all’episodio che ha visto un ragazzino autistico,
non solo escluso dalla gita scolastica, ma privato dell’insegnante di
sostegno che, nominata supplente dalla preside, aveva accompagnato alla gita
la stessa sua classe.
- Non tutti questi episodi sono denunciati e chissà quanti non
giungono neanche a nostra conoscenza. Ricordo, ancora qualche settimana fa, un
genitore si è rivolto all’Associazione per denunciare che al proprio
ragazzo con una lieve disabilità, non gli è stato consentito di partecipare
ad una gita scolastica, soltanto perché aveva una tuta di un colore diverso
da quelle dei compagni di classe. L’insegnante di sostegno, anche in quel
caso, possedeva i requisiti per accompagnare la classe del ragazzino.
Di questi esempi potremmo raccontarne a decine: episodi quotidiani di
privazione dei diritti. Preferiamo a questo punto sottoporre una questione che
abbraccia livelli nazionali.
Mi riferisco alla sciagurata idea di obbligare i collaboratori
scolastici (ex bidelli) a svolgere un ruolo di assistenza ai disabili gravi e
gravissimi inseriti nelle scuole dell’obbligo. Infatti, il nuovo contratto
collettivo di lavoro, stipulato nel febbraio del 2000 tra i sindacati ed il
Ministero della Pubblica Istruzione, impone al personale ausiliario della
scuola (ex-bidelli) mansioni di assistenza alla persona quali,
l’accompagnamento negli spostamenti all’interno della scuola, il cambio
dei panni igienici ed altri delicati interventi.
Probabilmente le intenzioni erano buone ma il risultato è veramente
negativo, perché “obbliga”, con mansione aggiuntiva a quelle dei
collaboratori scolastici, ad un servizio delicatissimo per svolgere il quale
sono professionalmente impreparati.
Un altro elemento da sottolineare è il rifiuto di questo personale di
svolgere le mansioni aggiuntive, giustificando la scelta con certificazioni
che attestano situazioni d’invalidità o ostentate tali.
Nella città di Reggio Calabria, dove abbiamo svolto un sondaggio,
sulle dieci scuole che fino ad oggi hanno risposto, solo una ricorrerebbe al
personale ausiliario della scuola nel caso che non potesse fruire del servizio
di assistenza fornito dal Comune. Le altre hanno affermato di non saper nulla
del contratto, di non avere personale sufficiente, di non ritenere opportuno
aggiungere altre mansioni quando a malapena riescono a svolgere il lavoro di
routine.
Una scuola media ha risposto con decisione: “I genitori non
vogliono!”. E con questa affermazione sintetizziamo quella che rappresenta
la reazione più volte sentita, nel nostro ambito associativo, a mamme e padri
che non permetterebbero a personale non specializzato di mettere le mani
addosso ai loro figli.
Un altro elemento che lascia sconcertati riguarda il rischio che nei
comuni dove è stato istituito il servizio di assistenza scolastica, dopo
lotte da parte dei genitori e delle loro associazioni, vengano soppressi i
finanziamenti, con il ritorno a situazioni di rischio.
Forse appare difficile in tutto questo individuare la violazione dei
diritti umani. Essa non è mai facilmente individuabile, è sottile. Nella
fattispecie, questa decisione ci conduce a considerare che lo Stato, assieme
ai sindacati ed a parte dell'associazionismo nazionale, assume sulla pelle dei genitori,
scelte determinanti e pericolose, senza ascoltare le loro opinioni e senza
tener conto delle esperienze positive condotte, grazie alle loro lotte, in
diverse parti d’Italia. (Pasquale Ezio Loiacono)
|
|
|
|
IMPOSTAZIONE GRAFICA |